“MORS TUA, VITA MEA” è stata la politica per anni della grande distribuzione nei confronti dei piccoli commercianti, ma alla fine si è trasformata in “mors” per tutti i dipendenti del commercio che soffrono per condizioni di lavoro al limite della schiavitù.
Oggi ci sarà lo sciopero nazionale proclamato per l’intera giornata di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici della Distribuzione Cooperativa e delle aziende della Grande Distribuzione Organizzata privata associate a Federdistribuzione. Lo sciopero natalizio di oggi è indetto dai sindacati di categoria Filcams/Cgil, Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil per chiedere la corretta applicazione e il rinnovo dei Contratti Nazionali di lavoro.
In provincia di Modena si è scelto di fare, in concomitanza con lo sciopero, un presidio davanti al centro commerciale Il Borgogioioso a Carpi (viale dell’Industria, 31).
Da quattro anni i lavoratori della Grande Distribuzione, sia privata che cooperativa, sono in attesa del rinnovo del contratto nazionale di lavoro.
Due vertenze contrattuali distinte, ma lavoratori e lavoratrici accomunati dalla stessa condizione: un mancato rinnovo contrattuale che li sta fortemente penalizzando sia sul piano retributivo che su quello contributivo.
Ormai da 4 anni, aziende come Esselunga, Pam-Panorama, Famila, Metro, Conforama, Emmezeta Moda, Unes, Despar, Zara, associate a Federdistribuzione e presenti in provincia di Modena, impongono unilateralmente l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Confcommercio scaduto nel 2013, non applicandone però il rinnovo sottoscritto nel 2015.
Quelle stesse aziende che dagli inizi del 2012, grazie al decreto “Salva Italia” del Governo Monti e quindi alla deregolamentazione degli orari del commercio, hanno ottenuto la possibilità di tenere aperte le proprie strutture 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno, peggiorando così le condizioni di lavoratrici e lavoratori, traendone anche un beneficio in termini di concorrenza nei confronti delle aziende concorrenti di piccole e medie dimensioni
La crisi del commercio sta falcidiando pure i piccoli esercizi commerciali e per tentare di bloccare questa emorragia, il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge, a prima firmaMichele Dell’Orco, approvata già alla Camera dei deputati all’unanimità, è però attualmente in attesa di approvazione al Senato, che intende cancellare le liberalizzazioni degli orari di apertura volute da Monti, restituendo autonomia di decisione sul commercio a Regioni e ad Enti Locali. La maggioranza sta facendo di tutto per bloccare questa legge, continuando così a favorire le lobby dei centri commerciali.
Le liberalizzazioni di Monti si sono rivelate fallimentari perché non hanno portato un aumento dei fatturati per le imprese, né ad una diminuzione dei prezzi a favore dei consumatori, né ad un aumento dei posti di lavoro. In definitiva non hanno creato una sana concorrenza ma hanno solamente acuito lo scontro tra piccola e grande distribuzione con la conseguente chiusura di migliaia di piccoli negozi spingendo nella disoccupazione migliaia di persone. Le vendite non aumentano solo perché si tengono i negozi aperti più a lungo, semplicemente gli acquisti si diluiscono in 7 giorni invece di 6. Al contempo le ore di lavoro sono aumentate ed i costi per le imprese pure. La grande distribuzione ne approfitta obbligando i lavoratori a turni di lavoro stressanti che, non contemplando chiusure domenicali e festive, sono impossibili da conciliare con la tutela della vita familiare.
Situazione diversa, ma stesso risultato per quanto riguarda la Distribuzione Cooperativa, dove nonostante le dichiarazioni di voler arrivare ad un rapido rinnovo (dopo 4 anni!) del Contratto Nazionale, le cooperative pretendono di trovare una mediazione tutta sbilanciata a favore delle imprese, partendo da un inaccettabile peggioramento dell’attuale trattamento in caso di malattia.
Il nuovo contratto, che vorrebbero le Coop, ridurrebbe diritti, tutele e retribuzione a fronte di un aumento salariale complessivamente più basso di quello prodotto dai rinnovi dei contratti nazionali del settore sottoscritti da Confcommercio e Confesercenti.
Condizioni inaccettabili per le lavoratrici ed i lavoratori impiegati nei 25 supermercati, nei 5 ipermercati e nella sede amministrativa di via Virgilio, della provincia di Modena di Coop Alleanza 3.0, colosso della Distribuzione Cooperativa che con i suoi oltre 20mila addetti rappresenta circa un terzo del totale dei lavoratori ai quali si applica questo Contratto Nazionale di Lavoro.
Il tempo delle chiacchiere è finito! I lavoratori e le lavoratrici meritano rispetto e attenzione.
Perché alle Cooperative tutto è concesso?
Si, perché le cooperative hanno sgravi fiscali e aliquote contributive più favorevoli, possono dare ai loro dipendenti o soci lavoratori paghe più basse di quelle dei dipendenti delle aziende dello stesso settore.
Per questo, riescono poi a vincere appalti nei confronti di altre aziende che tutte queste agevolazioni non hanno.
Parliamo spesso di cooperative che nulla hanno a che fare con il principio di mutualità ma che ricercano esclusivamente il profitto: non è forse concorrenza sleale questa ?
Il Movimento 5 Stelle sta studiando alcune proposte in merito a queste problematiche e chiederà al Governo di impegnarsi per i diritti dei lavoratori delle cooperative e per tutte le distorsioni del mercato che si sono create in questi anni per la totale assenza di controllo!
E’ possibile tutelare il commercio, e anche i diritti dei lavoratori.