L’incrementarsi delle separazioni di coppie sposate, di fatto o conviventi di cui le conseguenze , non di rado, si ripercuotono sui minori nati dalle precedenti elencate tipologie di unioni; Nei casi in cui i rapporti tra genitori sono caratterizzati da conflittualità, la pubblica amministrazione , le istituzioni tutte, hanno il dovere di porre in essere tutti quegli accorgimenti consentiti per legge finalizzati ad eliminare, o per lo meno a ridurre , tale situazione dannosa per i figli minori: Moduli per l’iscrizione a scuola, pagelle, avvisi per i richiami delle vaccinazioni, richieste per i consenso medico pediatrico: le comunicazioni sui figli che arrivano ai genitori sono una marea, e danno conto a tutta la famiglia dei passaggi istituzionali della vita dei più piccoli, di che cosa fanno a scuola o delle cure di cui hanno bisogno. Finché la famiglia resta unita, tutto bene. Ma se ci si separa o divorzia? Anche se l’affido è condiviso, ad oggi, quando una coppia si separa, avvisi e comunicazioni sui figli vengono inviate soltanto al genitore dove il minore risulta residente. Se tra i due ex coniugi c’è dialogo, il problema non si pone. Ma se il clima non è dei migliori e non ci si parla, nonostante l’affidamento sia condiviso, il rischio è che l’altro genitore (nel 99 per cento dei casi, il padre) venga tenuto all’oscuro o non abbia gli strumenti per partecipare alle scelte sulla vita scolastica o sanitaria del figlio. Ecco che, per ovviare al problema, il M5S di Carpi ha presentato una mozione che impegni il Comune perché istituisca il Registro amministrativo per il diritto del minore alla “bigenitorialità”. Un elenco apposito, che sarebbe custodito all’anagrafe comunale, dove iscrivere, insieme alla residenza principale, anche un secondo domicilio per i figli delle coppie separate o divorziate: quello dell’altro genitore. In questo modo, scuole, ospedali, aziende sanitarie e la stessa amministrazione comunale dovrebbero inviare ogni volta un doppio avviso, a entrambi gli indirizzi, uno per papà e uno per mamma. Lo strumento è pensato per il bene del minore, e non certo per innescare ulteriori conflitti tra i genitori. Sarebbe una tutela ulteriore del diritto dei figli alla “bigenitorialità”, che, nei termini in cui lo proporremo, non confliggerebbe con le decisioni del giudice o con le leggi vigenti, dato che riguarderà esclusivamente i casi in cui c’è un affido condiviso e non esclusivo, e la domanda potrà essere fatta solo da chi ha la piena titolarità della “responsabilità genitoriale”». Insomma: comunicazioni a entrambi i genitori, così che tutt’e due sappiano ciò che devono sapere del figlio, anche se non vivono insieme. Perché entrambi i genitori hanno diritto a partecipare alla vita del figlio secondo i principi della legge del 2006 sull’affido condiviso. L’iscrizione al registro sarebbe volontaria e avverrebbe su richiesta di almeno uno dei due genitori, purché titolare della «responsabilità genitoriale».