ART. 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
“Il sistema delle garanzie viene significativamente potenziato: il rilancio degli istituti di democrazia diretta, con l’iniziativa popolare delle leggi e il referendum abrogativo rafforzati… un quorum più alto per eleggere il Presidente della Repubblica”.
Questo è l’argomentazione esposta dai firmatari del Manifesto del SI , ma è proprio così?
La proposta di riforma della Costituzione mira ad una significativa riduzione del diritto di iniziativa legislativa popolare, ossia una delle forme di esercizio diretto della sovranità da parte dei cittadini (art.1 comma 2 Costituzione).
Il nuovo art.71 della riforma costituzionale prevede la possibilità che i cittadini presentino alle Camere una proposta di legge di iniziativa popolare, richiedendo una raccolta di 150.000 firme contro le 50.000 attuali , mentre la previsione di discussione certa dipenderà dai regolamenti parlamentari nei “tempi, forme e limiti” per essere discusse.
E’ questo quando dichiarano di rilanciare la democrazia diretta? Triplicare le firme?
Aumenta il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica che sarà eletto con i due terzi di senatori e deputati nei primi 3 scrutini, e con i tre quinti dal quarto scrutinio. Dal settimo scrutinio si passa ad un quorum dei tre quindi dei votanti (oggi viene eletto con la maggioranza dei due terzi dell’assemblea, dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta).
Cambia anche il quorum dei referendum abrogativi: il voto è valido se partecipa il 50% degli aventi il diritto se la proposta parte da 500.000 elettori (come oggi), ma se il referendum viene richiesto da 800.000 elettori il quorum scende alla maggioranza dei votanti all’ultima elezione della Camera dei Deputati.
Si introduce quindi un doppio quorum di validità del referendum in base al numero dei sottoscrittori.
E’ questo quando dichiarano di rafforzare il referendum abrogativo? Da 500.000 a 800.000?
Questa riforma non unisce ma divide. “Popolo sovrano”?
Dov’è quella sovranità che l’articolo 1 della Costituzione pone nel popolo?
E’ superfluo ripetere quello che da tutte le parti si riconosce: il popolo sovrano è stato spodestato.
Se manca la sovranità, cioè la libertà di decidere da noi delle nostre libertà, quella che chiamiamo Costituzione non è più tale.
Sarà quindi uno strumento di chi è al governo che se ne serve finché è utile, e poi si mettere da parte quando non serve più.
Proprio questo è stato l’atteggiamento strumentale degli ultimi anni: la Costituzione non è stata sopra la politica, ma sotto e perciò è stata disattesa innumerevoli volte nel silenzio compiacente della politica stessa, della stampa.
L’impegno per il NO al referendum ha nel profondo questo significato: opporsi alla perdita della sovranità e difendere la nostra libertà.
Salvaguardare la democrazia oggi, è garantire la propria libera voce domani.
#IOVOTONO